Lavorare con le persone, nell’intento di permettere loro di esprimere al massimo il proprio potenziale, significa per noi favorire una presa di consapevolezza in grado di coadiuvare il loro sviluppo, personale e professionale. Nel farlo, naturalmente, non perdiamo di vista gli insegnamenti di Emanuela Del Pianto.
Per questo, di seguito vi proponiamo una lettura che si riferisce al suo modo di intendere il coach all’interno di un processo di team coaching, estrapolata dal libro “il piano di sviluppo nel team coaching”, edito dalla Franco Angeli nel 2011. Riteniamo che questo modello possa essere d’ispirazione, come lo è per noi, estendendolo a qualunque azione/leva si voglia mettere in atto, quando si pone attenzione allo sviluppo delle persone.
Il triangolo della riuscita
…Le tre componenti fondamentali del modello che sto per esporre, sono: la Fede, l’Azione e il Dono di sé e ruotano intorno al soggetto, me stesso, Io. Per fede si intende il credere che è possibile qualcosa, un’intenzione, un’idea e contiene il concetto di “affidarsi a se stessi” e “fidarsi di se stessi”. L’azione indica il movimento, l’iniziativa realizzatrice di uno scopo in cui si crede. Non riguarda il “Vorrei… mi piacerebbe…” ma il “Fare attivo per…”. Il dono di sé esprime la passione con cui ci si muove per quello scopo, la gioia nel portare avanti il proprio compito, con tutta l’anima. È come una luce che risplende e illumina.
La fede è chiaramente la molla che spinge all’azione e presume l’esistenza di un contesto nel quale l’azione si rivolge a qualcuno, che ne usufruisce, proprio perché nel modo di portare avanti l’azione, c’è il dono di se stessi. A questo punto, il circuito virtuoso fa sì che il dono di sé rinforzi la fede, attraverso il feedback di chi ne ha beneficiato e la conseguenza è un aumento dell’autostima e della fiducia in se stessi.
Possiamo immaginare, come si può rintracciare nella figura [...], il soggetto, Io, al centro di un triangolo rovesciato, il cui vertice coincide con la fede, che sta alla base perché costituisce la spinta. Agli altri due vertici della base rovesciata, troviamo a sinistra l’azione e a destra il dono di sé. Questo triangolo è racchiuso all’interno di un cerchio, in cui le sezioni di area visibili, escluso il triangolo, sono: l’impatto ambientale, i beneficiari e il feedback che incrementa l’autostima.
La prima, cioè la fede, che sta al vertice in basso del triangolo, è il presupposto dell’esistenza dell’azione e del dono di sé, ma tutte e tre sono complementari e in un rinnovamento circolare continuo.
Possiamo assumere che nel team coaching, inizialmente l’Io che troviamo al centro del triangolo sia il Coach, che con la sua “Fede” porta avanti un’ “Azione”, facendo “Dono di sé” ai coachee.
Ma si sa che qualunque dono, quando è fatto in modo gratuito, cioè scevro di attese precostituite, ma aperto a tutto ciò che può arrivare, di solito, genera un ritorno, un’apertura da parte dell’altro, che rappresenta un dono ancora più grande. Infatti, nella successione delle sessioni in team, accade una strana alchimia per la quale i coachee, inconsapevolmente, replicano lo stesso circuito virtuoso, attivando la loro fede, cioè fiducia in se stessi, attraverso le azioni (i successi che sperimentano con i compiti a casa) e ne fanno dono di sé ai colleghi in team, ma nel quotidiano anche ad altri, e tutto ciò fa crescere la loro autostima.
Quando ero piccola, mio padre mi aveva insegnato un gioco che mi piaceva tanto. Durante le frequenti gite domenicali, quando eravamo sulla riva di un corso d’acqua, o di un lago, o del mare, cercavo un sasso che fosse piuttosto piatto e, inchinandomi di lato in una posizione che prevede poi uno slancio, tenevo nella mano questo sasso di taglio e poi lo lanciavo, in un certo modo, sul pelo dell’acqua. Più rimbalzi faceva il sasso e più io ero felice. E mi veniva voglia di provare ancora, ancora e ancora….
Il dono di sé, che il coach fa ai coachee e che poi i coachee fanno ad altri, sono come i rimbalzi di quella pietra, che più sono numerosi e più fanno venire voglia di riprovarci, perché la fede aumenta esponenzialmente.
Ho dato nome a questo […] modello che ho appena illustrato, il “triangolo della riuscita”, perché è veramente la rappresentazione di un circuito virtuoso, di successo, che se è composto dagli ingredienti appena descritti e se questi sono autenticamente e correttamente miscelati, funziona sempre.
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