All’inizio di un percorso di coaching, una delle richieste più frequenti da parte dei coachee è quella di ritrovare una dimensione di “leggerezza” nella propria vita. Le persone si sentono come “schiacciate” da una quotidianità che hanno costruito e scelto, ma in cui sentono che qualcosa stona e non riescono più a cogliere le proprie priorità.
Quando si parla di leggerezza, è inevitabile sentire l’eco delle parole di Italo Calvino che, nel giugno del 1984, era stato invitato dall’Università di Harvard a tenere un ciclo di 6 conferenze a tema libero. Lui scelse il tema dei valori letterari da conservare nel prossimo millennio. Purtroppo, queste conferenze non ebbero mai luogo: Calvino ci lasciò il 19 settembre 1985, prima di poterle realizzare, ma l’insegnamento che voleva veicolare rimane tra le pagine della raccolta “Lezioni americane” uscito postumo nel 1988.
Il tema della leggerezza è il primo che decide di trattare, per trasformarla in “un valore anziché un difetto”…
Presto mi sono accorto che tra i fatti della vita, che avrebbero dovuto essere la mia materia prima, e l'agilità scattante e tagliente che volevo animasse la mia scrittura, c'era un divario che mi costava sempre più sforzo superare. Forse stavo scoprendo solo allora la pesantezza, l'inerzia, l'opacità del mondo: qualità che s'attaccano subito alla scrittura, se non si trova il modo di sfuggirle. In certi momenti mi sembrava che il mondo stesse diventando tutto di pietra: una lenta pietrificazione più o meno avanzata a seconda delle persone e dei luoghi, ma che non risparmiava nessun aspetto della vita…
Forse sono proprio la pesantezza, l’inerzia e l’opacità del mondo, di cui ci parla, ad “attaccarsi” al vissuto delle persone e a non permettere loro di trovare un modo per sfuggirle. Diventa, quindi, importante riscoprire il valore della leggerezza, che consente di predisporsi con un atteggiamento diverso nei confronti dei fatti della vita.
Come afferma lo stesso Calvino…
Nei momenti in cui il regno dell'umano mi sembra condannato alla pesantezza, penso che dovrei volare … in un altro spazio. Non sto parlando di fughe nel sogno o nell'irrazionale. Voglio dire che devo cambiare il mio approccio, devo guardare il mondo con un'altra ottica, un'altra logica, altri metodi di conoscenza e di verifica. Le immagini di leggerezza, che io cerco, non devono lasciarsi dissolvere come sogni dalla realtà del presente e del futuro...
La leggerezza diventa, quindi, non più un’immagine o una qualità, bensì un modo per cambiare il proprio approccio, vivere il qui ed ora e seguire nuove logiche di pensiero. Questo le conferisce un tratto distintivo di “concretezza” per lo sviluppo di nuove prospettive, in contrapposizione all’aspetto effimero che spesso nell’immaginario collettivo le viene associato. Infatti, prosegue Calvino…
…la leggerezza è qualcosa che si crea … esiste una leggerezza della pensosità, così come tutti sappiamo che esiste una leggerezza della frivolezza; anzi, la leggerezza pensosa può far apparire la frivolezza come pesante e opaca…
… dobbiamo ricordarci che l'idea del mondo, come costituito d'atomi senza peso, ci colpisce perché abbiamo esperienza del peso delle cose; così come non potremmo ammirare la leggerezza del linguaggio, se non sapessimo ammirare anche il linguaggio dotato di peso...
Possiamo beneficiare delle qualità della leggerezza, senza perdere di vista il valore delle cose che reputiamo “importanti”. Anzi, accedere alla "leggerezza" può permetterci di cogliere con maggior chiarezza e lasciar emergere ciò che per noi è davvero importante…
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